Riscaldamento centralizzato: le regole
Il riscaldamento centralizzato è gestito dall’amministratore di condominio che, materialmente, è il soggetto che si occupa di programmare l’accensione e lo spegnimento della caldaia comune condominiale.
Nel farlo, però, non è del tutto libero ma deve rispettare (oltre che la volontà assembleare) la normativa nazionale che determina in quali periodi dell’anno il termosifone può restare acceso, per quante ore e a quale temperatura massima.
Ad esempio, nell’isola di Lampedusa, che rientra in zona A, è possibile accendere il riscaldamento dal 1° dicembre al 15 marzo per massimo 6 ore al giorno; a Reggio Calabria, che rientra in zona B, è possibile accendere il riscaldamento dal 1° dicembre al 31 marzo per massimo 8 ore al giorno; ad Ascoli Piceno, che rientra in zona C, è possibile accendere il riscaldamento dal 15 novembre al 31 marzo per massimo 10 ore al giorno; a Firenze, che rientra in zona D, è possibile accendere il riscaldamento dal 1° novembre al 15 aprile per massimo 12 ore al giorno; a Piacenza, che rientra in zona E, è possibile accendere il riscaldamento dal 15 ottobre al 15 aprile per massimo 14 ore al giorno e a Belluno, che rientra in zona F, è possibile accendere il riscaldamento senza limiti di giorno o orario.
È comunque possibile che nel singolo Comune si prevedano delle eccezioni alle predette regole per far fronte a esigenze climatiche eccezionali (ad esempio, in caso di particolare freddo, è possibile che la data a partire dalla quale si può accendere il termosifone venga anticipata).
Temperature massime
Sono poi previste delle temperature massime che non possono essere superate:
- 20 gradi per appartamenti, uffici e scuole;
- 18 gradi per fabbricati (adibiti ad attività industriali o artigianali).
Anche in tal caso è possibile modificare tali limiti se si verificano condizioni atmosferiche particolari.
Come funziona il riscaldamento centralizzato
Il riscaldamento centralizzato si alimenta con un’unica caldaia, che, con diverse condutture, arriva nei vari appartamenti che compongono l’edificio condominiale.
Dal 2016, la caldaia deve essere necessariamente dotata di valvole attraverso le quali è possibile risalire al consumo di ciascun condomino. Anche i diversi radiatori collocati nei singoli appartamenti devono avere delle valvole, che permettono di regolare il calore dal livello 1 al livello 5, consentendo, così, una certa autonomia nella gestione dei consumi.
Riscaldamento centralizzato: chi decide quando accendere
Nel rispetto delle regole generali viste sopra, la scelta di quando accendere effettivamente la caldaia comune spetta all’assemblea condominiale.
A tal fine è necessaria, in prima convocazione, la maggioranza dei partecipanti che rappresentino almeno la metà del valore del condominio.
Se non si giunge a un accordo, in seconda convocazione basta il voto favorevole di un terzo dei partecipanti, che rappresentino almeno un terzo del valore del condominio.
Distacco dal riscaldamento centralizzato
Va da ultimo precisato che ciascun condomino è libero, in qualsiasi momento, di staccarsi dal riscaldamento centralizzato e installare un’autonoma caldaia all’interno del proprio appartamento.
Nel farlo, tuttavia, non deve danneggiare il sistema centralizzato né generare un aggravio di costi per il riscaldamento in capo agli altri condomini. A dirlo è l’articolo 1118 del codice civile, che precisa anche che “il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma”.